Tornare dopo una pausa enorme a pubblicare articoli è strano! Ho qualche articolo a cui sto lavorando, ma non garantisco che avrò mai una pubblicazione regolare. Voglio prendere il mio tempo e rilasciare articoli di cui sono soddisfatto.
      Vi lascio nel frattempo questa recensione di un film che ho amato. Ci sono temi però che potrebbero essere sensibili (il film parla soprattutto verso il finale di pensieri suicidari e in generale c’è tanto il tema del trauma infantile).
      Per ogni feedback: ArmidaNewsletter@proton.me
Mi ricordo quando ero più piccolo e passavo una quantità di tempo assurdo su youtube. I miei interessi erano soprattutto nel soprannaturale e nelle creepypasta, motivo per cui ogni noiosissimo video che anche solo menzionava una tavola Ouija riusciva a tenermi incollato allo schermo. 
      Non è che ci credessi, o almeno non sono diventato meno curioso quando ho smesso di credere che Jeff the Killer fosse assolutamente fuori da casa mia. Quando capì che quello che stavo vedendo era finto semplicemente dissi a tutti che non vedevo più quella roba (in fin dei conti sarebbe stato un grave colpo alla mia reputazione da bambino di 11 anni) mentendo spudoratamente. Il motivo di questo non mi è mai stato troppo chiaro, che senso aveva per me vedere religiosamente video in cui nemmeno credevo? 
      È stato We’re All Going To The World’s Fair a darmi una risposta dopo tanti anni.
We’re All Going To The World’s Fair è il primo feature film della regista Jane Schoenbrun. Il film è uscito nel 2021, non casualmente dato che il film è quasi totalmente registrato in casa, dopo una première al Sundance Film Festival dello stesso anno.
      Il film parla di Casey, una ragazza con problemi a socializzare che per il suo canale youtube decide di provare la "World’s fair challenge". La challenge, dicono online, sarebbe in grado di trasformare completamente una persona: alcuni dicono di non poter sentire più niente, altri dicono di avere movimenti strani nello stomaco, una persona dice addirittura di essere diventata plastica (o almeno il video viene associato alla World’s fair, non si sa se i due centrino).

Documentando la sua esperienza dei sintomi della World’s fair Casey entra in contatto con JLB, un signore di mezza età con un canale youtube dedicato al paranormale. I due si sentono via Skype e JLB chiede a Casey di fare altri video. I video quindi aumentano, diventando sempre più strani e preoccupanti (Casey per esempio inizia a parlare di come abbia paura di uccidere suo padre e di come è sicura di scomparire), fino a quando infine JLB non decide di confrontare seriamente Casey per preoccupazione. 
      Durante quest’ultima chiamata su Skype, dopo che JLB chiede di parlare “out of game”, Casey se ne va repentinamente, lasciando JLB ignaro di quello che sta per fare. Il finale è un monologo in cui JLB racconta di aver incontrato Casey e in cui dice che ora è tutto apposto. La storia però è chiaramente falsa.
      Questo riassunto è approssimativo, e ho sorvolato su molti dettagli. Consiglio davvero la visione di questo film: anche sapendo la trama trovo che ci siano tanti spunti che esso può dare.
Casey è un personaggio in cui è facile ritrovarsi: passa le sue nottate sveglia a guardare video su youtube, legge i tarocchi, si chiude in camera sua a registrare video, e tiene stretto a sé un peluche d’infanzia. Il film mostra ogni suo comportamento, non importa quanto imbarazzante o fuori luogo.
Quando Casey infatti inizia a registrare per youtube i sintomi della World’s Fair challenge, almeno mentre il film tiene la sua prospettiva è facile capire quello che pensa. Si capisce che finge di non sentire il freddo, ma soprattutto si capisce perché decide di fare questi video.
      Trovo importante che il suo canale si chiami “CaseyWorldsFair”, la sua presenza online è quella, ed in un certo senso fare video sulla World’s Fair è per Casey una ricerca di identità e di attenzioni.
      L’unico momento nel film in cui un adulto le parla nella vita reale è all’inizio, quando suo padre le grida di spegnere il computer perché sono le 3 di notte. Nel resto del film lei è circondata da un silenzio disagiante, che contribuisce alla sua solitudine e alle sue ansie sociali. L’internet per Casey è una fuga dal disinteresse che le persone provano per lei nella vita reale ed essere parte della World’s Fair è per lei fare parte di qualcosa di più grande.
      Casey inoltre rende i suoi video sempre più estremi. Si può immaginare lei che pianifica cosa farà nei video, cercando sempre di superare quello che ha già fatto. Questo le dà un obiettivo ben preciso, e rende il suo canale youtube il suo progetto creativo. Casey nei suoi video crea un’idea della sua identità, fa riferimenti ai suoi film preferiti e alle sue passioni, e mette in mostra i suoi pensieri.
 Casey arriva a distruggere il suo peluche di infanzia per un video
      Casey arriva a distruggere il suo peluche di infanzia per un videoIl film non dice se Casey creda o meno nella World’s fair challenge, io non penso che ci abbia mai creduto. La convinzione però che gli altri credano a questa challenge è abbastanza per lei, e le dà la possibilità di dire ogni pensiero che le passa per la testa. Nessuno penserebbe per esempio che lei voglia uccidere suo padre, o che lei voglia scomparire se lo dice durante una possessione da parte della World’s fair. 
      Il momento tragico per Casey infatti è quando scopre che le persone non credono realmente alla challenge. Quando sente JLB dire “out of game” realizza che il suo modo di sfogarsi non era anonimo quanto pensava, le persone non pensavano che lei fosse realmente posseduta mentre dava voce ai suoi pensieri meno accettabili. E per questo l’unica cosa che può fare dopo questa realizzazione è scomparire del tutto, non si sa se da internet o dalla realtà (sono più convinto della prima opzione).
Quello che il film fa meglio a mio parere è giocare con le prospettive. Come già menzionato fino a quando Casey è la narratrice della storia noi abbiamo idea di che cosa pensi e quali siano le sue intenzioni. Quando invece la prospettiva diventa quella di JLB diventa tutto più incerto e interpretabile.
      L’interpretazione è l’atto fondamentale che facciamo quando si tratta di internet. Noi dai video estrapoliamo dei personaggi, che non hanno nulla a che vedere con le persone reali che registrano. Il film ti porta a fare questo con Casey, ti porta a creare una tua idea delle sue motivazioni e delle sue idee. Dopo un po’ nemmeno vedi i video per la World’s Fair Challenge, la vera Casey diventa il centro dei tuoi pensieri.
      Questo è quello che rende speciale “We’re All Going To The World’s Fair”, il film mostra in una maniera precisa le esperienze comuni di chi è cresciuto online. Mostra il modo in cui creiamo un senso di identità creando video, mostra il modo in cui noi creiamo legami con persone che non esistono realmente e mostra infine l’esperienza di vedere qualcuno scomparire completamente dall’internet.
      Queste sono esperienze reali, che credo chiunque abbia vissuto. Io di sicuro ho vissuto molto di quello che compare in questo film, e per questo la sensazione più grande che ho sentito guardandolo è stata comprensione.